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LA PASTA

Origini del pane e della pasta
Il pane e la pasta furono, con grande probabilità, un cibo spontaneo, legato alla scoperta e all'uso dei cereali, la cui coltivazione e diffusione avvenne quasi contemporaneamente fra tutti i popoli. I cereali furono la base dell'alimentazione e venivano cotti in acqua salata, l'acqua del mare dove era possibile, o acqua e sale. Nel bacino del Mediterraneo in tempi ormai remoti si svilupparono coltivazioni di frumento e orzo, grano saraceno nell'Africa settentrionale, nel Nord europeo avena, mais nell'America centrale e segale nei paesi anglosassoni. I cereali vennero dapprima utilizzati raccogliendo la vegetazione spontanea, poi selezionati e coltivati.
Successivamente si arriva alla macinazione dei cereali e quindi alla farina, poi all'impasto, alla sfoglia e, infine, alla pasta.
Quando le tribù nomadi divennero stanziali, si giunse all'utilizzo di un impasto molto simile alla pasta attuale (la parola pasta deriva dal latino pàstus che significa pasto, nutrimento). In una tomba di Cerveteri sono raffigurati coltelli, mattarello e una rotella, ancora oggi usati per fare alcuni tipi di pasta tra cui i ravioli. Pare che gli etruschi preparassero e cucinassero lasagne di farro, un cereale simile al frumento, ma più resistente.
É certo che i romani parlano per primi di lagane. Le lagane romane certamente non erano identiche alle attuali lasagne e ai maccheroni, ma sicuramente gli assomigliavano ed erano a base di farina, ne è prova il fatto che il più antico libro di ricette romane, scritto da Apicio, raccomandava di utilizzare "le duttili lagane per racchiudervi timballi e pasticci".
Intorno all'anno Mille abbiamo la prima ricetta documentata di pasta, nel libro De arte Coquinaria per vermicelli e maccaroni siciliani, scritto da Martino Corno, cuoco del Patriarca di Aquileia. Nel XII secolo si documentata l'esistenza di un'industria di pasta secca, detta itrija, nelle vicinanze di Palermo. Nel 1154 nel Il libro di chi si diletta a girare il mondo del geografo di origine araba Al-Idrisi, al servizio di Ruggero II, si legge di una zona, la Travia, a poca distanza da Palermo, con case e "molti mulini" dove si fabbrica pasta a forma di fili (tria in arabo). Il commercio della pasta era molto fiorente in tutto ilo Mediterraneo. Già un secolo prima che nascesse Marco Polo si usava la pasta a forma di spaghetto.In alcuni scritti del XII e XIII ci sono riferimenti ad "abbuffate di lasagne con formaggio"; Jacopone da Todi nomina la pasta in una delle sue invettive contro il Papa; Boccaccio, nel Decamerone, ne fa un elogio. Nel XVII secolo, a Napoli, la pasta incontrò il pomodoro, giunto in Europa dopo la scoperta dell'America. Questo connubio fu una vera rivoluzione gastronomica che fece rapidamente dimenticare le combinazioni agrodolce e dolcesalato fino ad allora utilizzate in cucina. La Pasta così trattata non entrò immediatamente nelle mense "nobili e principesche d'Italia", anche se era ancora mangiata con le mani. Fu solo attorno al 1700, che grazie ad un ciambellano di corte di Re Ferdinando II, Gennaro Spadaccini, e alla idea di utilizzare una forchetta con quattro punte corte (poi diventata di uso comune), la pasta cominciò ad essere servita anche nei pranzi delle corti di tutt'Italia e di là iniziò il suo giro del mondo. La pasta da allora è diventata il cibo più italiano che ci sia, quello che ovunque nel mondo viene istintivamente associato all'Italia

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